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Quando il sole si abbassa all'orizzonte e le campane danno vita al crepuscolo, dalle cattedrali gotiche, dai sobborghi medievali, dai letamai di periferia, arrivano i buffoni. Violenti dislocatori della realtà, liberi e giocosi, dimostrazione vivente delle miserie umane, con occhi profondi ai quali tutto è concesso, sembrano comporre un quadro in volume dipinto da Goya o Brugel o Caravaggio. Avanzano lentamente, attraversando lo spazio a ritmo inquietante; si muovono in branco in un groviglio di gobbe, pance deformi e sguardi taglienti gettando in faccia agli uomini le ipocrisie e le debolezze di una malata umanità con un mirato gioco di parodie. Oggetto parodico del Buffone è il personaggio appartenente all'ambiente mondano, religioso o di potere, con le sue fissazioni e difetti celati, che egli gioca in scena come una maschera, rendendo le sue linee essenziali e caratteristiche. Obiettivo di questa sottile ed accurata strategia interpretativa è costruire un gioco di falsa ingenuità che il Buffone distrugge, ribaltandolo solo alla fine in un'aggressiva denuncia, resa ancor più incisiva dal commento del suo sguardo compiaciuto e beffardo.
Ecco quindi i Buffoni divenire narratori attenti di "IAGONIA", rivisitazione di OTELLO la famosa tragedia Shakespeariana, che vede i grandi temi universali della gelosia, del tradimento, del potere e del desiderio messi in scena in chiave grottesca. In un branco iniziale di densità tragica, i Buffoni, rievocando la loro origine di emarginati, raccontano la sottile trama tessuta da Iago attraverso un brillante gioco di parodie che metterà in risalto i personaggi di spicco della storia, proiettandoci direttamente nel vivo della vicenda.
I sentimenti astutamente esasperati del Buffone evidenzieranno la sete di potere e l'avidità di Iago che vuole vendicarsi di Otello per le scelte da lui compiute, a discapito dell'amore sincero che lo lega in matrimonio con Desdemona. L'esasperata gelosia di Otello sarà per Iago terreno fertile ove seminare il dubbio e il sospetto che condurranno il Moro a pazzia cieca. Questa pazzia che rapisce Otello avrà un solo epilogo: la morte. Si alternano nel racconto, quindi, scene di delirio in cui il Buffone veste un personaggio e lo denuda al culmine della parodia per smascherarne le bassezze ed intermezzi in cui la narrazione viene affidata ad un gruppo di nobili o ad una partita alla "PLAY STATION" in cui, al fine di creare paralleli giocosi e taglienti, Otello e Iago si contendono il fazzoletto di Desdemona e quindi le sorti della miseria.
Coreografie tragiche ed allegoriche mettono in scena la mente contorta di Iago e i fantasmi che affollano i pensieri di Otello che lo porteranno alla decisione estrema. Un fazzoletto di proporzioni enormi, esasperato così come la gelosia che soffoca Otello, diventerà un cappio in cui Iago, vittima o carnefice, intrappolerà Desdemona, Otello, Cassio ed Emilia che diventano così burattini i cui fili vengono manovrati dalla follia lucida di un uomo (Iago appunto), anch'egli, in preda alla gelosia.
La conclusione come da manuale shakespeariano, vede la fine di ogni personaggio nella maniera più tragica dove solo il Buffone può giocare "l'evento della morte" agli estremi dell'interpretazione: dal suo lato più frivolo e caricaturale a quello necessariamente serio e di contenuto. In quest'ultimo le accuse ed il messaggio insito che lo sguardo del Buffone lancia al pubblico aprirà spazi di riflessione su uno spettacolo, come questo, dai sentimenti più reconditi e dalle tinte più forti: gelosia, sospetto, passione, intrigo, sete di potere, che lasceranno un alone di amaro divertimento fra le risate in fuga del branco.
Lo spettacolo Iagonia rivisitazione grottesca dell'Otello di W. Shakespeare per la regia di Giovanni Carpanzano è uno spettacolo di repertorio della compagnia con più di 300 repliche in quindici anni. Ha avuto diversi brillanti interpreti nel corso delle tournée e degli anni ed è lo spettacolo di esordio che ci ha visto trionfare all'Edizione 2006 del Premio M Arte Live con il 1° PREMIO “Piccolo Ambra Jovinelli”.